Interviste

Intervista a Peppe Bettoliere

Lo scrittore Peppe Bettoliere è nato a Napoli nel 1967. Dopo un regolare corso di studi, si è laureato in filosofia presso l'Università partenopea "Federico II". Da giovane si è impegnato nel sociale, come educatore di strada presso l'associazione "Quartieri spagnoli". Trasferitosi nel 2011 nel capoluogo pontino, insegna materie letterarie al Liceo artistico di Latina.

Ha scritto articoli per diverse riviste, ha pubblicato nel 1999 un libro di poesie dal titolo: Sogni, tempi e un uomo incatenato negli eventi. Ha esordito come scrittore nel 2015 con il romanzo Inseguendo la Pantera (Cinquemarzo Editore), ha proseguito, nel giugno del 2017, con la pubblicazione di un altro bellissimo romanzo dal titolo Giannina (Elliot Editore) che, secondo quanto è riportato nella bandella del libro, «è un sapiente affresco di vita, destini, amori, battaglie politiche in una Napoli martoriata che riemerge vivida e affascinante, pur nella sua lotta per la sopravvivenza, dal racconto di dolori, gioie, conquiste e rinascita».

Allo scrittore partenopeo, a cui auguriamo di proseguire con successo nell'attività letteraria, abbiamo rivolto alcune domande con l'intento di tratteggiare un suo profilo umano, professionale e di ulteriore impegno culturale.

Da dove nasce questa tua passione per la scrittura?

Ho iniziato a scrivere da ragazzo. Scrivevo versi. Mi sentivo in conflitto con la vita dopo un incidente motociclistico che in parte aveva mutato la mia visione dell'esistenza. Per questo non la chiamerei passione. Le passioni danno anche qualche soddisfazione, io invece sento di essere lontano da ogni traguardo. Avverto molto forte il peso, la fatica di scrivere, una tensione che non si attenua neanche quando decido di prendermi una pausa.

Quali incipit hanno i tuoi racconti?

In tutte le storie che ho scritto, sia i romanzi editi che quelli inediti, ho lasciato un pezzo delle mia vita, in maniera diretta o indiretta. Come un assassino ho seminato indizi qua e là sfidando chi avrà voglia di trovarmi a seguire le tracce.

A quali persone devi l'incoraggiamento a scrivere romanzi?

Senz'altro a mia moglie. Prima di conoscerla avevo iniziato a scrivere decine di cose, ma non avevo la forza d'animo necessaria per finirle.

I personaggi dei tuoi romanzi sono avvicinabili ai protagonisti delle commedie di Edoardo De Filippo? Se sì, in che senso?

De Filippo è nel cuore di ogni napoletano. Basta nascere a Napoli per sentirsi a vario modo un personaggio di Eduardo. Nessuno può scrivere di Napoli senza fare i conti con la storia letteraria di questa città, Da Viviani a Eduardo, Serao, La Capria, Lanzetta fino a Saviano che ha portato alla luce un altro aspetto della città, quello più crudo e disincantato, dove l'antica napoletanità lascia il posto al nichilismo dei nostri tempi.

Chi sono i tuoi "maestri", scrittori, autori, tuoi punti di riferimento letterario? In che modo ti hanno più influenzato?

Devo molto a Marcel Proust che mi ha insegnato che anche in prosa c'è un ritmo, viene da dentro, basta assecondarlo.In generale i classici mi hanno dato il senso della grandezza di un'opera, perché o si scrive pensando in grande o è meglio non farlo. Il romanzo deve aprire un mondo al lettore perché il tempo che si dedica alla scrittura è tempo prezioso. Alcuni scrittori contemporanei mi sembrano interessanti, soprattuto quelli che non si sforzano di ottenere a tutti i costi il plauso del pubblico. Molti invece mi sembrano troppo impegnati a raccontare storie più che a riflettere sulla narrativa, ci sono troppi autobiografismi, troppi gialli. Seguiamo ancora troppo la TV.

Qual è brevemente la storia di "Giannina", l'eroina popolare nei bassi?

Dopo la morte del padre Giannina, sua madre e la nonna vivono di stenti in un basso nel cuore del centro storico di Napoli. Lo zio Gino, quando gli affari vanno male, si aggrega a loro aggiungendo miseria a miseria. Fino a che un giorno, dopo aver subito un'attentato da parte di un marito geloso, Giannina a soli dodici anni lo caccia di casa.Giannina vive nella stessa strada dove vivono Andrea, il figlio dell'avvocato Grisanti e Nicola, figlio di Carluccio il carbonaio. I due sono entrambi interessati a lei. Andrea però ricercato dalla polizia per aver diffuso materiale sovversivo entra in clandestinità, mentre Nicola una sera, durante un bombardamento, toglie la verginità a Giannina e promette di sposarla.Qualche anno dopo, Nicola riceve l'incarico da parte di un agente segreto americano di sabotare la Caterina Costa, un piroscafo che imbarcava uomini e munizioni pronti a partire per il fronte del Nord Africa. La nave salta in aria, provocando decine di morti e feriti. Nicola, immerso in un delirio di onnipotenza, brinderà all'evento che gli aveva portato grossi guadagni, noncurante dei napoletani morti e feriti. Da quel momento Giannina comincerà a odiarlo, ma non a liberarsi di lui. 

Peppe Bettoliere è un tipo che non ama parlare molto di sé. Uno di quegli autori che preferirebbero che a parlare del proprio libro fossero gli altri perché, come mi confessato, "presentare un libro in pubblico ti permette solo di vendere qualche copia in più, ma non serve a stabilire un vero e proprio rapporto con il lettore, poiché quel tipo di feeling non può che nascere nell'atmosfera riservata delle coscienze".

Ci sediamo al tavolino di un bar in via Nazario Sauro, a due passi da piazza Plebiscito.

"In questo bar "mi dice, "Maya e Federico, uno dei protagonisti della storia, si sono incontrati più di una volta. Maya prendeva sempre un caffè freddo, sottolineando il fatto che come lo fanno a Napoli non lo aveva mai bevuto in nessuno dei posti dove era stata".

La vista che abbiamo davanti è spettacolare. C'è il sole, il cielo terso, il mare increspato e sullo sfondo il Vesuvio che domina il golfo.

--- Maya deve essersi subito innamorata di questa città?

--- Non direi.

Visto le premesse provo a condurre questa intervista facendo attenzione a tenermi lontano dai luoghi comuni. Niente domande di rito dunque, anzi niente domande?

---- Di domande ne puoi fare quante ne vuoi, ma non aspettarti che ogni volta abbia una risposta da darti!

---Va bene Peppe, ma su Maya qualcosa va detto. È un personaggio reale?

--- Maya ha molto in comune con Giannina, la protagonista del mio precedente romanzo. Sono entrambi personaggi reali, ma che a un certo punto la fantasia deforma, trasformandoli in ciò che in realtà nessuna delle due avrebbe voluto essere.

---Un gioco masochistico?

--- Forse sì, ma non volontario. Nel senso che i personaggi mi sono sfuggiti di mano.

--- Si tratta in entrambi i casi di personaggi femminili. È solo un caso?

--- No.

--- Vuoi spiegarci meglio.

--- Non posso spiegare qualcosa che conosco molto poco.

--- Va bene Peppe, ma il tema dell'emigrazione dall'est Europa è più attuale che mai. Cosa aggiunge di nuovo il suo libro.

--- Ad emigrare sono in tre: Maya, sua madre e Tamara. Sono tutte donne è evidente.

--- Cose le accomuna?

--- Cosa può accomunare tre donne che decidono di emigrare è scontato. Maya e sua madre non sono disposte a rinunciare a nessuno dei propri valori, solidamente costruiti nell'epoca sovietica. Tamara invece abbraccia il falso mito dell'Occidente opulento e permissivo.

--- Chi sono i personaggi maschili?

--- Sono due fratelli, entrambi interessati a Maya, ma si ritroveranno l'uno contro l'altro per questioni legate a un'eredità. In un eccesso di ira uno dei due non esiterà a impugnare un coltello.

--- Fratelli coltelli?

--- Sì. Si tratta di una storia che ho letto qualche anno fa sui giornali. Riguardava due fratelli della Napoli bene.

--- anche Napoli, a modo suo, è tra i protagonisti della tua storia

--- Napoli è sempre una protagonista per il suo carattere esuberante, la sua cultura totalizzante, l'effetto ipnotico della sua storia millenaria, nonché con il suo volto violento. Maya dovrà fare i conti con tutto questo, ma anche con il dialetto napoletano che le darà dolori e gioie.

--- Una ragazza immigrata a Napoli ha più possibilità di farcela che in un'altra città?

--- Maya risponderebbe di no.# 

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